Non è più un mistero quanto lo smart working abbia rivoluzionato il modo di lavorare, anzi di concepire la prestazione lavorativa. E se possiamo essere produttivi da qualunque posto, perché non farlo allora da un luogo magico?

È proprio su questa premessa si basa la nuova tendenza del Workation, neologismo nato dalla fusione di due termini inglesi “work” e “vacation”, ossia “lavoro” e “vacanza”.

Il Workation preannuncia l’aumento del numero di persone che nei prossimi 2 anni prenoteranno soggiorni di piacere svolgendo al tempo stesso le proprie responsabilità lavorative da remoto o durante lo stesso viaggio di business.

Ma quando il Workation diventa vantaggioso per azienda e lavoratore? E qual è il ruolo del travel manager? Noi e Travel For Business – il magazine del business travel, mobility e sharing economy – abbiamo cercato di trovare le risposte a queste domande grazie a una ricerca svolta tra gli utenti della community di Travel For Business.

I dati emersi dalla ricerca sul Workation: una panoramica

A cura di Riccardo Gabriele Ricci, responsabile commerciale per il Business Travel

 

Il 70% è concorde sul fatto che fare Workation sia più sostenibile a livello ambientale. Mentre a livello personale, la ricerca evidenzia che lavorare con questa forma consente di raggiungere un maggior equilibrio tra lavoro e vita privata (74%).

Risulta, invece, una scarsa percezione di come contribuisca a ridurre le emissioni di CO2 e su come risolvere il problema della mancanza di socializzazione tra colleghi. Si opta, invece, sulla scelta di strumenti digitali (26%) che faciliterebbero o incrementerebbero la socializzazione con i colleghi a distanza, richiedendo l’implementazione di piattaforme come i web-meeting (24%) o nuovi sistemi virtuali (15%).

Ma analizziamo in dettaglio le risposte fornite dagli intervistati:

Balza immediatamente all’occhio quel 70% di intervistati che considera il Workation più sostenibile a livello ambientale.

Giustamente si pensa che il solo fatto di non recarsi al lavoro in automobile, mezzo scelto dall’84% degli italiani, riduca sensibilmente le emissioni di CO2, ma non si pensa invece all’inquinamento prodotto dal lavoratore durante una giornata di Workation; scaldare 100 abitazioni è sicuramente più energivoro rispetto a scaldare un ufficio con 100 persone.

Per questo motivo vanno sviluppate sul territorio strutture adatte ad accogliere lavoratori e famiglie in Workation; dovranno essere progettate in ottica green e fornire una certificazione della carbon footprint prodotta da ogni lavoratore che poi le aziende dovranno inserire nel bilancio di sostenibilità.

Ho fatto questa precisazione poiché non vorrei che qualcuno pensasse che un lavoratore fuori dall’azienda non produca CO2 e quindi grazie al Workation o allo Smartworking ci ritroveremo magicamente a vivere in città senza inquinamento.

Ora analizziamo gli effetti positivi del Workation: sicuramente apprezzato dalla maggior parte degli intervistati quello di ritrovare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata; poi l’incremento della presenza nelle aeree rurali e nei piccoli borghi per condurre una vita più a misura d’uomo; ancora torna, tra gli effetti positivi, la riduzione della CO2 (percepita sottolineo io ma non reale) ed al quarto posto l’incremento della responsabilità sociale d’impresa.

Ecco qui mi soffermerei: la responsabilità sociale d’impresa. Durante la tavola rotonda di Geco 2021, per chi mi ha seguito, accennavo ai famosi SDG delle Nazioni Unite i Goals per lo Sviluppo Sostenibile.

Fare Workation potrebbe contribuire a molti di quei 17 obiettivi:

    • Obiettivo 1: porre fine ad ogni forma di povertà quindi una crescita economica inclusiva allo scopo di creare posti di lavoro sostenibili.
    • Obiettivo 3: Salute e benessere e questo punto mi sembra ampiamente soddisfatto dal Workation.
    • Obiettivo 4: Un’educazione di qualità equa ed inclusiva, e questo è uno di quei requisiti che i piccoli borghi e le aeree rurali dovranno curare molto bene per poter permettere alle famiglie dei lavoratori di far proseguire gli studi ai propri figli.
    • Obiettivo 7: energia pulita ed accessibile ma, aggiungo io, locale. Sapete che il 10% dell’energia elettrica si spreca solo per il trasporto?
    • Obiettivo 8: lavoro dignitoso e crescita economica, un goal centrato in pieno dal Workation.
    • Obiettivo 10: ridurre le diseguaglianze all’interno e tra le Nazioni
    • Obiettivo 11: città e comunità sostenibili anche questo un goal pienamente centrato dal Workation
    • Obiettivo 12: garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo. Le comunità locali dovranno dare un forte contributo, quindi dovranno essere lungimiranti e capire che gli investimenti fatti in materia di infrastrutture e fonti energetiche sostenibili, accesso ai servizi di base e rispetto dell’ambiente, potranno tradursi in benefici e ricchezze per il territorio.
    • Obiettivo 13: lotta al cambiamento climatico
    • Obiettivo 15: proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema anche questi centrati in pieno.

Se mettiamo tutti questi vantaggi sul piatto della bilancia abbiamo una strategia WIN WIN, vinciamo insieme, vinciamo tutti; vincono i lavoratori e le loro famiglie, vincono le aziende, vince il territorio e si inizia quel percorso di crescita sostenibile che è fatto di tanti piccoli passi da percorrere tutti insieme.

Sul tema della Socializzazione le differenze risultano più omogenee, nessuna risposta prevale nettamente sulle altre, questo in realtà cela una cosa che gli intervistati conoscono bene, ovvero che il lavoro a distanza non facilità la socializzazione con i colleghi. Lo sa benissimo un impiegato di Londra, che ogni venerdì alle 17 corre al pub con i colleghi per bersi una birra, ma lo sappiamo benissimo anche noi Italiani che apprezziamo lo stare insieme. L’11% pensa che il Metaverso ci aiuterà, ma sinceramente non credo, sarebbe un controsenso stabilirsi in un piccolo borgo per ri-assaporare una dimensione umana della vita e poi socializzare con i colleghi tramite un device digitale.

L’ultima domanda della ricerca chiedeva quanto sia importante condividere con la famiglia l’esperienza Workation e qui mi sembra nettissima la risposta affermativa di tutti ma ovviamente non si può operare una scelta così radicale senza coinvolgere la famiglia.

La vera sfida sarà su come le comunità locali, in collaborazione con le aziende, sapranno sviluppare delle infrastrutture capaci di attrarre i lavoratori in Workation. Creare, quindi, quel valore aggiunto che farebbe vincere tutti, i borghi in via di spopolamento, le aziende, i lavoratori e le loro famiglie. Un equilibrio difficile da ottenere ma che avrebbe un forte impatto sull’economia locale e che vedrebbe l’Italia come la nazione più attrattiva al mondo per fare Workation.

Ricapitolando: con questa ricerca abbiamo voluto sondare i lati positivi e le criticità del Workation e siamo convinti che da essa nasceranno tante riflessioni e motivi di confronto; speriamo di poter cogliere tutti i lati positivi di questa rivoluzione e migliorare le tante incognite che ad oggi sussistono.

RICCARDO GABRIELE RICCI

RICCARDO GABRIELE RICCI

 

Responsabile commerciale per il Business Travel presso Alma Travel

 

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